Domanda:
Come mai abbiamo azzerato il senso collettivo sociale della festa?
etcetera
2011-12-24 00:01:39 UTC
Un tempo non era così, la festa era un momento di celebrazione sociale di un' intera comunità e rappresentava, anche se profana, un momento sacrale del vivere.
Leggo sempre più spesso, soprattutto in questa sezione ove più forte è la richiesta di contatto sociale, affermazioni come "A me del Natale non importa niente, è un giorno come un altro, più noioso e insignificante di tutti gli altri". Sembra che la festa possa avere oggi come riferimento solo il senso egoico di una monade individualistica fino al parossismo, isolata e dispersa che proprio perché così isolata cerca nella simulazione virtuale quel contatto sociale che non riesce più a trovare nel reale, che anzi trova fastidiosa e falsa nel reale.
E' da tempo che il Natale è diventato solo festa che celebra autenticamente solo il consumismo di massa, che ha sepolto come pura ipocrisia ogni altro valore e non c' è alcuna condivisione tra gli individui di questa massa, nessuna forza gravitazionale, solo quella casualità di ritrovarsi per caso insieme come particelle sole e isolate a fare gli stessi atti negli stessi luoghi, pronunciando sempre le stesse parole senza alcun senso o significato, soli con la propria banale e tragica noia di esistere.
Perché ci è successo questo?
Quindici risposte:
thraling
2011-12-26 01:45:53 UTC
A mio parere si è perso più che altro il carattere sacrale della festa.



Da un lato si è infatti sviluppata una lotta di potenza tra chi, tipicamente credente, vuole imporre la propria visione passandola per sacra devozione e chi, tipicamente ateo, sviluppa una violenza uguale e contraria parlando di grandi scoperte filologiche e archeologiche. Ho ricevuto auguri per entrambi i casi: "preghiamo affinché la Speranza del Natale ci illumini ecc" (e non era un prete) e "buona domenica". Esempi evidenti e inutilmente pronti alla polemica. Secondo me però sono marginali.



Molto più evidente la desacralizzazione del Natale in senso stretto. Non credo per rispetto nei confronti di altre fedi, quanto (piuttosto) del pensiero razionalistico tecnologico. La festa è passata dall'essere un evento religioso a un momento di costume. In particolare un costume consumistico, ma è dovuto al contesto. Un esempio particolarmente agghiacciante è stata quest'anno la pubblicità dei mercatini trentini: "Il tipico spirito del Natale" e il disegnino della gente che gira tra le bancarelle.



Il consumismo però ha bisogno di sempre nuovi stimoli: il "Grande Fratello" dev'essere proposto ogni anno come una grande novità. Ogni iPhone è venduto come un passo avanti dai precedenti e con un qualcosa di diverso dai concorrenti. Il Natale in quanto tale invece ha poche possibilità di essere rivenduto o modificato. Quindi il consumista medio si annoia. Lo vede un giorno come gli altri, anzi più squallido perché con un marketing bloccato da vecchie radici di origine religiosa.



Ma è proprio la mancanza della religione ad essere il problema. Il sacro è l'assoluto che giustificava i concetti di "bontà", "regali", "auguri", e che nessun mieloso jazzista nero riuscirà a ricreare, nemmeno se accompagnato da doni faraonici e pranzi luculliani. Il sacro era l'elemento che univa una comunità, che si univa nella contemplazione di qualcosa di più grande dei singoli e della comunità stessa. E la dimensione del sacro è andata (in questo caso) progressivamente perdendosi.



Chi si preoccupa della prevalenza del presepe sull'abete trasforma i simboli in idoli o feticci. Purtroppo è vero anche il viceversa.
Mid Night - Il viandante
2011-12-24 00:48:17 UTC
mi prenoto per rispondere a breve



wow non ho ancora risposto ed ho già due pollici in sù..quasi quasi non aggiungerei niente

Anyway..mi sono prenotato quindi..

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Il valore intrinseco delle feste è sempre quello: una forma rituale collettiva per esorcizzare i problemi e fugare le paure, su i bicchieri giù i pensieri insomma. Ovviamente le forme di esorcismo sono variate nel tempo e sono diverse da luogo a luogo, salvo bizzarre chimere dovute per ovvi motivi di commistione: due diverse culture che convivono su uno stesso territorio finiranno per creare nuovi ibridi, vuoi per esigenze di convivenza vuoi per quelle di condivisione o per volontà di potenza, di imposizione (le esigenze e i motivi possono essere tanti).

Meglio di me poi saprai come il contesto storico culturale (in cui la condizione economica è rilevante più di ogni altra) contribuisca ad arricchire di significati e valori determinate usanze, così come a depauperarle delle stesse.

Così è stato anche per il Natale quando fu ammessa e istituzionalizzata la religione cristiana nell' impero romano dagli editti di Costantino e Teodosio. Il culto della nascita di Cristo venne a sovrapporsi al culto del Sol invictus, culto tipicamente mitraico con similitudini non di poco conto con altre tradizioni religiose contemporanee (l' impero romano era immenso): la vergine Kore che partorisce in una grotta la luce, rappresentata da un infante (Aion), che sconfiggerà le tenebre.

Ovviamente la tradizione cristiana, forte della sua ufficializzazione ha prevalso imponendosi su altri culti e nel tempo il natale poi si è arricchito di una serie di valenze e significati tipicamente cristiani diventando messaggio di speranza a rappresentanza di una ciclica rivalsa della luce sulle tenebre. E dato che nella sua verginale intenzione il cristianesimo si rivolege con messaggi di speranza ai meno agiati e più bisognosi è normale che il natale diviene momento non solo di ricordo celebrativo, a mò di un mero compleanno, ma anche e soprattutto momento di speranza, riflessione e carità..momento in cui il messaggio cristiano dovrebbe arrivare al suo apice insomma, dopo ovviamente un costante percorso durante tutto l' anno.

In realtà infatti non si chiede nessuna forma di idolatria, nessun capretto da sacrificare all' altare. Eppure le evoluzioni (o involuzioni) di questa ricorrenza sono dinanzi agli occhi di tutti. L' ipocrisia è palpabile a pelle, in primis del cristiano stesso..il quale, figlio del tempo dell' industria e del consumo nonché di una cultura scientista, non può che ancora una volta sovrapporre culti diversi in una medesima ricorrenza. Il culto del dio denaro, quello dell' ego e quello dell' ormai deformato rappresentante della luce divenuto solo un valido pretesto per lo scambio di formalità a cui non crede più quasi nessuno. Ed ecco allora che mi stupisce non vedere nel presepe anche le renne e babbo natale accanto al bue, all' asinello e ai re magi. Lasciando da parte gli atei che hanno i loro buoni motivi per non festeggiare o quantomeno non credere nel valore di questa festa quelli che preoccupano sono quelli che pur professandosi cristiani, di cristiano hanno solo la nomenclatura.



Per tornare dunque alla domanda principale e ricollegarmi a quanto detto in partenza, ci troviamo ora in una fase storico-culturale di disillusione generale in cui i riti di esorcismo tradizionalmente condivisi nel corso dei secoli non sono più sufficienti a contrastare la generale tendenza alla voluptas dolendi autodistruttiva. Il nichilismo ha ormai svuotato di qualsiasi valenza ogni vecchia forma rituale di simil stampo natalizio, mantenendo intatte però le apparenze sotto le quali si cela.
Freedom
2011-12-24 02:09:24 UTC
Quello che dici è tutto vero, ma io sono una sognatrice e sono sicura che dopo l' ubriacatura del consumismo si riuscirà ad andare oltre.

Proprio in quel " a me del natale non importa nulla" c' è la denuncia che il Natale dovrebbe essere qualcosa d' altro. Forse non si sa ancora bene cosa, ma qualcosa che non sia solo bello in superficie ma che scaldi dentro.

Forse è la denuncia che siamo stufi dei buoni sentimenti preconfezionati, vogliamo e possiamo andare oltre.

Dobbiamo avere il coraggio di rompere con il passato.

Possiamo decidere di riempire i nostri regali di amore e rinunciare a quei falsi doni a quei falsi auguri fatti solo di convenienza. Ognuno di noi può,se vuole, farlo e dunque...

Buon Natale.

Inteso come cambiamento e rinascita a nuovi sentimenti.
DrEvol
2011-12-24 13:33:30 UTC
La gioia di partecipare alle festività con la nostra famiglia i nostri amici o la comunità è un valore individuale. Di collettivo non c'è niente ed è proprio la falsità del collettivismo che distrugge i valori che gli individui dovrebbero avere. L'amicizia, la felicità comunitaria non ha radici culturali. Ha radici concettive e etiche. Se le perdiamo, significa che come individui non rispettiamo quello che la cultura ci vende. E se perdiamo false affermazioni, ci guadagnamo amicizie vere, festività vere, con vero significato che tocca dal vero la nostra vita quotidiana e non fantocciate natalizie.



Per certe persone, i tempi del tribalismo collettivo sono finiti. grazie alla propria emancipazione mentale. Per certe società, tutto quello che hanno è proprio solo tribalismo collettivizzato, dove ogni individuo ha valore solo se si conforma al resto della società in cui vive.



Essere un individuo non significare isolarsi socialmente. Significa saper distinguere i valori reali da quelli insulsi, imposti da una cultura superficiale.
Toffolina86
2011-12-24 00:23:19 UTC
Io sinceramente do solo il mio modesto parere..secondo me è ancora di pochi la tradizione vera del natale ritrovarsi per stare insieme, scambiarsi affetto, ridere e giocare in famiglia. Per molti ora è una gara al regalo più bello e i bambini chiedono la qualunque.. Oltretutto credo sia pure una questione di tradizione di famiglia,per esempio in casa mia non lo abbiamo mai sentito particolarmente e quindi è normale che per me valga come un giorno normale! Credo sia più bello un regalo spontaneo,inaspettato che non fatto per una festa comandata..
?
2011-12-24 00:07:34 UTC
lo dico sempre io che si stava meglio quando si stava peggio

un tempo i bambini erano felici del natale per stare insieme alla propria famiglia e preparare dolcetti con i nonni e gli zii

ora se non hanno la wii per natale oltre ad odiare i propri genitori, quasi ti minacciano di abbandonare casa....
?
2011-12-24 00:26:56 UTC
è uno degli effetti collaterali del capitalismo, siccome la logica è sempre quella di realizzare profitto ed accumulare ricchezze si è scelto (non ora ma molto tempo fa) di impostare le politiche di promozione del consumo (per aumentare il PIL e il fatturato delle imprese... e le ricchezze di chi tira i fili...) nel senso di fonderle con le festività che sono un portato storico/culturale



alla lunga questa cosa provoca una identificazione delle feste con dei momenti di spesa e quindi una identificazione del celebrare la festività con l'acquistare



infatti, chi si lamenta del Natale e dice che è un giorno come un altro ? quelli che meno possono spendere e concedersi questi eventi di spesa e consumo straordinari... non certo l'imprenditore che a Natale se ne va a Cortina



ergo, chi è causa del suo male pianga se stesso: chi vive in un paese capitalista (come noi) non può chiedersi il "perchè" è avvenuto... dato che è ovvio il "perchè"...



;)
anonymous
2011-12-24 00:17:46 UTC
perché cos'è che ci differisce da un prodotto ? è la passione sono le emozioni sono il credere in qualcosa e spingere spingere e spingere fino al punto di crepare ma continuare a spingere ... ci stanno a mano a mano lobotomizzando facendoci perdere valori interessi culture ... affinché noi diventiamo dei prodotti ... più facili da gestire da sfruttare ... questo è quello che è successo ... siamo tutti schiavi...è la dittatura più estrema che possa esistere ...
Giuliana D
2011-12-24 13:12:25 UTC
Once upon a time.............

Un bimbo nacque e portò gioia e speranza.....e porta gioia e speranza......perchè i miti collettivi sono importanti. Necessari in questo mondo di tenebre......La luce. La luce che fa parte ( come ben ha ricordato Mid Nigth )di antichissime leggende e civiltà che ci hanno preceduto.....la luce del bene che vince il male, della speranza che vince la disperazione, dell'Amore che vince il dolore.......la paura , il non sapere perchè siamo qui.

Io non penso che il Natale e ciò che rappresenta sia finito, semplicemente ha il volto scontato e diffidente e stanco e scettico del Tempo che viviamo. Grandi cambiamenti, globalizzazioni,nozioni superficiali , sradicazione, informazioni che ci bombardano, ignoranza diffusa anche perchè sempre più persone ignoranti son convinte di sapere...quando invece il sapere è riconoscere di non sapere mai abbastanza......., sogni di ricchezza e benessere falliti, stupide parole vuote di pura ribellione o superficialità o modismo.

No, il Natale continua nel Pianeta, sia nella negazione che nel fasto e, soprattutto, nella sua pura Magia e SPERANZA.

Necessità di pausa, riposo, confraternizzazione, significato.

Intanto, Buon Natale a te e tutti! ..e grazie dell'amicizia .
mary
2011-12-24 11:23:04 UTC
Il Natale, come tutte le feste, "celebra autenticamente solo il consumismo di massa".

Ed è proprio per questo che io dico "è un giorno come un altro". Perchè non m'importa nulla di ricevere o scervellarmi per fare regali inutili, non sento di dovere essere più buona o più disponibile un giorno piuttosto che un altro. Odio infatti quella pubblicità.."a natale si può fare di più"..sempre si deve! Ogni giorno, ogni ora, ogni momento!



Domani per me sarà una bella domenica come tutte le altre, passerò la giornata con tutta la mia famiglia riunita e...forse andrò a messa. Il mio senso religioso sta pian piano svanendo nel nulla perchè veramente non credo più nella funzione del culto.



Devo dire che oggi 24 dicembre è la prima vigilia di Natale da quando sono al mondo che non provo nessun genere di ansia. Di solito quand'ero bambina la vigilia era grande attesa e quindi ansia e aspettative per i regali soprattutto! (se non esclusivamente). Oggi no, mai stata più serena. E sono veramente contenta di questo:)
anonymous
2011-12-26 10:52:17 UTC
un tempo quando la gente conosceva anche il significato sciamanico della festa, un pò come nella tradizione celtica di vecchio stampo, la gente si riuniva nei villaggi per festeggiare la nascita del sole o la morte del sole, nei rispettivi solstizi stagionali, o per festeggiare una congiunzione o un allineamento planetario di una certa rilevanza, in quel caso si celebrava la natura e il flusso della vita nella sua piu intima e profonda essenza, ma oggi? il natale è diventato non solo una celebrazione consumistica, ma un rituale a cui attenersi puntualmente come un orologio svizzero, mi sa tanto che nella coscienza collettiva pian piano il ritualismo stagionale inizia a perder colpi e a sgretolarsi, si avverte in un certo senso che il ritualismo è una ripetizione monotona soprattutto se fatta priva di un significato non in linea col flusso naturale della vita, in quest'ultimo caso penso che la gente non senta piu quell'affetto, quel calore sociale tipico dei villaggi, per avvalorare tutto ciò come dicono gli slogan "a natale puoiiiii" come dice la canzoncina della pubblicità, oppure "a natale siamo tutti piu...." perchè proprio a natale? sono d'accordo nel riunirsi e creare quell'atmosfera natalizia, calorosa e accogliente, ma al giorno d'oggi, dato che il calore e il contatto sociale sono sempre piu sterili e votati verso l'indifferenza, gli altri giorni dell'anno vengono in un certo senso snobbati. Perchè ci è successo questo? perchè come tutte le dottrine sciamaniche insegnano a maggior ragione quelle che si sono slegate anch'esse dai loro ritualismi, quando un'azione dalla piu banale a quella piu rilevante, viene ripetuta fino alla monotonia, perde il suo "potere" la sua "aura magica" , il suo fascino, quindi diventa un Fare, questo Fare ingabbia e crea un meccanismo simile a quello di una "ruota che dopo essere stata azionata, gira su se stessa per conto suo e non ubbidisce piu alla logica e alla volontà di chi l'ha azionata" quindi il Fare è un "rullo compressore di cui ne abbiamo perso il controllo", ma come ogni risvolto della medaglia, c'è sempre qualcosa che controbilancia l'elemento predominante per ottimizzare il raggiungimento di un equilibrio a sè stante, in questo caso l'opposto del Fare, è il Non Fare, che serve principalmente allo scopo di interrompere il flusso ordinario degli eventi e quindi di ciò che viene percepito sia individualmente che collettivamente, perciò il Non Fare del Natale sta iniziando a far ruotare nel senso opposto questo rullo compressore, al fine di fermare l'inerzia venutasi a generare da questo esso, quindi, in questo caso "la monotonia della Natale"
anonymous
2011-12-24 00:09:21 UTC
Guarda che ti sbagli di grosso, qui e fuori è la stessa cosa... il senso collettivo non esiste perchè non esiste la collettività... esisteva tempo fa nelle comunità dove la gente era allo stesso livello socio-culturale ed era più aggregata. è un discorso scontato, se hai un po di anni alle spalle dovresti sapere cosa è la vita e chi sono le persone... la retorica lasciala ai predicatori di falsa fede
fiacco
2017-03-03 08:26:45 UTC
Come tutti come tanti si può avere una visione distorta, io l. a. prima ma anche tantiii altri, chi non sbaglia scagli l. a. prima pietra ! Soprattutto chi non si vede con gli occhi, chi non si sente col pensiero e soprattutto a voce. Ora vado a nanna, domani mi alzo presto ! Bacino. Josi
?
2011-12-25 06:54:27 UTC
Perché da sempre le feste sono cariche di riti, convenzioni, parole inutili,tradizioni ormai superate, conformismi, celebrazioni senza senso, miti collettivi, illusioni di cambiamento in tempi migliori, sempre smentite dai fatti, retorica banale e noiosissima ecc.ecc.....

Tutti leaders di ogni categoria sociale e religiosa si appropriano delle feste e ne fanno un uso strumentale e propagandistico, trasudando falsità in ogni esaltazione orale. Basta! Non se ne può più: la vera rivoluzione di questi tempi è il ritorno ad una riflessione individuale sulla vita che stiamo vivendo ed a una partecipazione cosciente e consapevole del momento nel quale l'eternità si esprime. Ciao
Lilith
2011-12-24 01:59:20 UTC
mio caro bisognerebbe tornare a festeggiare il sole e allora forse ritroveremo il vero significato autentico di questa festa...

che vuoi le feste un tempo servivano per tirar fuori lo spirito dionisiaco che c'è in noi...adesso c'è il porno!


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